martedì, 7 Maggio, 2024

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Intervista su Radio City Light agli SHONAN che ci presentano il loro nuovo singolo “PLAYING WITH FIRE”

Dopo Play Me Something pubblicata a gennaio, gli Shonan tornano con un secondo singolo, Playing with Fire, in uscita per Rocketman Records.

I due brani faranno parte di un EP in arrivo nel corso dell’anno, dove la band ha voluto racchiudere alcuni brani dalle sonorità e dalle influenze differenti.

 

INTERVISTA

La vostra nuova canzone si chiama “Playing with Fire”. Che cosa sta a indicare questa metafora per voi?

Significa scherzare con qualcosa di fondamentalmente pericoloso, correre il rischio. Vuol dire anche credere di avere la confidenza necessaria per farlo, senza essere pienamente consapevoli dei rischi, un po’ come quando ci si lascia andare. Il fuoco significa tante cose, brucia e scalda, distrugge e purifica, è quest’ambivalenza che lo rende affascinante. Fuoco è anche passione, contatto, tocco. La canzone prende molto da quest’aspetto.

Come si rapporta questo brano a livello di sound con gli altri brani che saranno presenti nel vostro prossimo EP?

È la prima vera ballad che abbiamo scritto, e si inserisce in un contesto dove abbiamo deciso di sganciarci leggermente dalle nostre solite linee guida, e provare a sviluppare maggiormente quello che ci capita di improvvisare in sala prove, tra un pezzo e l’altro. Ogni canzone di questo EP è un piccolo mondo a parte, collegato agli altri attraverso il sottile filo rosso della diversità. Il brano precedente, Play Me Something, era un’altra cosa ancora, e gli altri due non saranno da meno. Dopotutto, la commistione di sonorità è sempre stata ciò che ci è stato maggiormente rimproverato, quindi perché non calcare la mano?

Vi siete detti influenzati da band quali Feeder, Alkaline Trio e Blink-182. Cosa avete “preso” da ciascuna di queste band per il vostro nuovo brano?

È una questione di mood. Credo che ognuno avesse in mente un riferimento. Dai Feeder sicuramente la maggior pomposità del suono, l’articolazione delle fasi del brano. Alkaline Trio e Blink ci hanno insegnato quella leggerezza punk rock/pop punk che può caratterizzare anche un brano lento. Tra le varie influenze di questo brano ci sono anche i Type O Negative: volevo un finale esplosivo, una coda lunga, e come i finali dei Type O non c’è nulla. Ho preso tanto da loro.

Scrivete in inglese in un momento in cui molti artisti decidono di cantare in italiano. Credete che questa possa essere una limitazione oppure un vantaggio?

Per me è assolutamente naturale scrivere in inglese. Conosco la lingua, le primissime canzoni che ho scritto e registrato nella mia cantina a 14 anni erano in inglese e non ho mai sentito la necessità di spostarmi in modo fisso sull’italiano. Certamente è un limite, soprattutto se strutturi i testi in un certo modo, ad esempio in fase live. Paradossalmente, dall’altra parte l’inglese (almeno sulla carta) ti permette di puntare a un pubblico un po’ più ampio. Credo si debba trovare un equilibrio. Ci piacerebbe un giorno scrivere qualcosa in italiano. Chi lo sa, magari un album intero. Ci è capitato in passato di scrivere nella nostra lingua brani che sono poi rimasti sul desktop di qualche PC. Di recente però un brano ha avuto più fortuna di altri, e lo sentirete presto!

Cosa vi ha portato la collaborazione con un’etichetta come Rocketman Records?

Una mail! Cercavamo qualcuno con cui registrare e pubblicare il nostro secondo disco. Li abbiamo contattati e abbiamo girato loro il materiale. Ci hanno voluti incontrare e da lì a qualche mese abbiamo pubblicato Kriminals! con loro. I momenti in studio con Ettore sono sicuramente tra i più divertenti e formativi che abbiamo avuto modo di vivere come band.

 

SHONAN

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