Il brano “Saints” e il successivo “Hanami” hanno segnato il suo ritorno nel 2025, dopo più di tre anni di assenza.
Da giovedì 26 giugno 2025, Hesanobdoy torna con il suo nuovo singolo “Pure” (in distribuzione Believe Music Italy), terzo capitolo estratto dal suo debut album in uscita e che, come spesso accade, nasce dall’unione di suggestioni musicali e cinematografiche, trascendendo la scena italiana e internazionale.
Di stanza a Milano, Hesanobody è l’alter ego musicale di Gaetano Dino Chirico, che da anni si muove nella scena underground, superando i canoni imposti dall’indie italiano e dagli algoritmi e i tempi dettati dai social network, vantando collaborazioni anche con nomi del calibro di PLASTICA, Fugazza, Suorcristona (produttori per Mahmood, GINEVRA, NAVA, Noemi) e Federico Ferrandina(compositore di colonne sonore, accreditato in ‘Dallas Buyers Club’ e altri show tv di enorme successo quali ‘The Big Bang Theory’ e ‘The Night Of’).
Lo abbiamo intervistato, in questa speciale occasione che ci accompagnerà in questa estate di delicato cantautorato elettronico, in un percorso che, già lo sappiamo, non abbandoneremo facilmente.
INTERVISTA
“Pure” è un titolo che evoca qualcosa di essenziale, incontaminato. Da dove nasce questo brano, e che tipo di “purezza” hai voluto raccontare?
Due anni fa sono rimasto folgorato dalla visione di Perfect Days di Wim Wenders e ho iniziato a fare molto caso a quante cose do (o probabilmente diamo) per scontate durante le nostre giornate. Cose che in realtà sono assolutamente uniche e circoscritte a un preciso istante nel tempo e che non si ripeteranno mai più nella stessa identica maniera. Ho anche iniziato a capire che a tutto questo non fa eccezione l’abusatissimo tema dell’amore, che però per me non riguarda semplicemente il sentimento tra persone o verso altri esseri
viventi. In questo momento della mia vita, penso che solo attraverso questa lente, solo innamorandosi degli attimi, si possa scoprire la purezza.
Il tuo stile si muove spesso tra elettronica minimale e un’intimità quasi acustica: che direzione sonora hai scelto per questo singolo? C’è stato un punto di rottura o continuità con i tuoi lavori precedenti?
Questa canzone doveva esprimere sensazioni liberatorie, doveva essere una sorta di inno. Quindi è stato naturale approcciarla con l’idea che sarebbe stata un pezzo upbeat, energico, con un sapore quasi da pop-rock dei primi anni 2000. A livello timbrico, credo sia perfettamente in continuità con gli altri estratti del disco, ma di sicuro è il brano più diretto di tutto il lavoro.
In un momento in cui molti artisti inseguono suoni iper-prodotti e tendenze veloci, “Pure” sembra andare controcorrente. È stata una scelta consapevole?
È stata una scelta consapevole nella misura in cui decido di fare musica che piaccia principalmente a me, che mi rappresenti e che rifletta il mio bagaglio esperenziale e culturale. Ma non c’è assolutamente nessun calcolo da bastian contrario, non inseguo né le tendenze, né le nicchie. Sono mosso semplicemente dalla voglia di fare il mio.
Nella tua musica spesso convivono luce e ombra, fragilità e tensione: quali emozioni ti hanno guidato nella scrittura di questo brano?
Credo principalmente le emozioni che nascono dal dubbio, dal bisogno di riconsiderare diversi aspetti di sé stessi e del mondo che ci circonda. Ma allo stesso tempo, anche il desiderio di stare bene, di avvicinarsi il più possibile a una sensazione di felicità.
Hai già in mente il prossimo passo dopo “Pure”? Questo singolo anticipa un nuovo progetto più ampio?
Sì, assolutamente. Pure, così come i singoli precedenti, fa parte di The Neverending Third Act of a Dream, il mio primo album, che chiude una trilogia iniziata con il mio primo EP nel 2017. Sarà la chiusura di un cerchio, un percorso a cui ho lavorato a intermittenza per diversi anni, e non vedo l’ora che possa finalmente essere disponibile per tutti.
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