Canzoni Secsi”, album di debutto di Doriah, autore e produttore siciliano trapiantato a Bologna. Sospese tra cantautorato classico e (post)post-moderno, le sue canzoni, spesso dissacranti e surreali, sanno anche essere insospettabilmente romantiche e, a loro modo, indubbiamente “pop”. Doriah, all’anagrafe Federico Doria, è un cantautore siciliano, bolognese d’adozione, classe 1987, già attivo dalla fine degli anni Zero con il moniker El Señor Pablo, definisce se stesso come “il gesto apotropaico che faresti se un dio ti dicesse che il senso della vita è che la vita non ha senso”.
INTERVISTA
Ci racconti come è avvenuto il tuo primo contatto con la musica?
Avevo dieci anni, ero un bambino curioso e mi affascinava la banda musicale del mio paese, così ho chiesto ai miei genitori di portarmi da un maestro di musica e ho iniziato a studiare tromba.
A chi consiglieresti, in particolare, l’ascolto di “Canzoni Secsi”?
È un album abbastanza trasversale ma credo che possa essere utile soprattutto a chi sta affrontando grandi cambiamenti nella propria vita. È un album che parla di crisi, piccole e grandi che siano, e non cerca di dare risposte preconfezionate ma può far sentire meno soli tutti quelli che in questo momento stanno cercando la loro strada.
Come è cambiata la tua musica nel corso del tempo?
Sono partito dal grunge, passato per il cantautorato più classicamente italiano e sono arrivato a questa specie di itpop che fa un po’ il paio con l’attualità, la mia e quella dell’ambiente che mi circonda.
Consigliaci un brano (di altri artisti) che tutti dovrebbero assolutamente ascoltare. (motivare la risposta)
“Tutti” di Calcutta è un brano bellissimo che ha saputo cogliere lo spirito del tempo e credo che rappresenti un po’ la nostra generazione.
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