domenica, 6 Luglio, 2025

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Intervista su Radio City Light ai LANDE che ci presentano il loro nuovo singolo dal titolo “IL PRIMO UOMO”

“Il primo uomo” è un brano che  racconta l’emersione di qualcosa di nuovo nella relazione tra la nascita, la trasformazione, il rapporto con il dolore, il miracolo della sofferenza. Il tutto immerso in un sound che mescola il lo-fi più materico con le sonorità brillanti e orecchiabili del pop.

In questa intervista per noi di Radio City Light i Lande ci spiegano più precisamente il brano…

INTERVISTA

“Il primo uomo” ha un sound che unisce lo-fi e pop. Come avete lavorato su questa miscela sonora?

Abbiamo cercato un equilibrio spontaneo tra qualcosa di grezzo e qualcosa di più accessibile. Volevamo che le parti più lo-fi mantenessero quel senso di imperfezione e intimità, mentre le melodie pop aiutano a dare respiro, apertura. Non ci interessava creare un contrasto netto, ma far convivere mondi diversi dentro lo stesso spazio sonoro.

Parlate di una canzone che nasce da sola, quasi con vita propria. Come si traduce questo nel vostro processo creativo?

Di solito partiamo da un’idea vaga, magari un suono o una frase, e poi cerchiamo di non forzarla. Se una canzone ci porta altrove rispetto a dove pensavamo di andare… la seguiamo. È come se alcune cose non volessero essere controllate: bisogna solo stare in ascolto, togliere invece che aggiungere.

Il testo del brano è un inno al dolore come miracolo. Come si concilia questa visione con l’idea di nascita e rinascita?

Spesso il cambiamento più profondo arriva attraverso momenti scomodi. Non è un discorso cupo, anzi: riconoscere il dolore come parte della nascita significa restituire multidimensionalità all’esistenza, che talvolta rischia di essere schiacciata in una ricerca coatta e monodimensionale del piacere. Significa accettare che per evolversi bisogna anche attraversare il caos e la perdita. Non c’è rinascita senza uno scarto, uno strappo.

Avete detto che non “producete” musica come si produce una merce. Cosa significa oggi per voi essere musicisti indipendenti?

Essere indipendenti, per noi, significa prendersi la responsabilità di ciò che si fa, anche se è più faticoso. Vuol dire decidere i tempi, le modalità, anche i silenzi. In un’epoca in cui tutto deve essere “contenuto”, cerchiamo di restare fedeli a un’idea di musica come linguaggio, non come prodotto da vendere a tutti i costi.

La vostra musica è molto visuale. Avete mai pensato a un progetto multimediale, magari teatrale o installativo?

Sì, ci pensiamo spesso. Il legame tra suono e immagine è fondamentale per noi, e ci piacerebbe portarlo oltre il videoclip. Stiamo già riflettendo su come creare un’esperienza immersiva, magari con luci ed elementi visivi che dialoghino con la musica. Qualcosa che sia più vicino all’arte che a un concerto tradizionale.

Un messaggio per chi ci ascolta e scopre ora i Lande?

Grazie per averci dato attenzione, anche solo per un attimo. Se qualcosa nella nostra musica vi ha toccato, anche in modo sottile, è già tanto. Ci piace pensare che i nostri brani siano luoghi aperti, in cui ognuno può trovare qualcosa di suo. Quindi benvenuti, e buona esplorazione.

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