Un brano concepito come un viaggio notturno all’interno di sé stessi: un mondo sonoro nel quale l’ascoltatore può scendere dentro di sé a occhi chiusi.
«Mi piaceva l’idea di creare un ibrido tra la musica elettronica e quella africana – afferma l’artista – Un movimento ternario ma al contempo poliritmie che spostano l’accento per chi ascolta. L’utilizzo del trombone vuole essere un richiamo al blues di New Orleans impregnato di cultura creola e di Voodoo».
Il brano prosegue il percorso solista di Marchese, già produttore e arrangiatore, nonché batterista per artisti quali Ghemon, Syria, Paletti, Tonino Carotone, Ila and The Happy Trees. E vede la partecipazione di Ila Scattina alla voce e al testo, T-Bone Luigi De Gasperi (New York Ska Jazz Ensamble, Casino Royale, Mau Mau, Giuliano Palma) al trombone, Filo-Q (Filippo Quaglia – Magellano, Almamegretta, Viva Viva Malagiunta) al sound design.
«Ho pensato a Ila come cantante perché è un pezzo in antitesi con la sua consueta produzione musicale, che è più solare. Mi sembrava interessante proporle un viaggio in zone cupe»
«Quando Matteo mi diede la base su cui scrivere il testo di “Soul Please” – afferma Ila Scattina aka Ila & The Happy Trees – subito la musica mi trasmise un’ambientazione “cupa” e per questo immaginai di essere “in fondo al buio di me stessa”, nel momento in cui prendi coscienza di quello spazio angusto in cui a volte ci nascondiamo e diventi consapevole che c’è un mondo di “luce” a cui mirare per evolverti. E così cominciai un dialogo con la mia anima in cui le chiedo aiuto per questa evoluzione, le chiedo di insegnarmi a trovare la via per la luce, per riuscire ad esprimere le emozioni che tengo soffocate. Ritrovare, in sostanza, un punto di incontro tra la me stessa di luce e quella di ombra».
Quello di “DOT”, il debut album solista di Matteo Marchese atteso per l’autunno, è un viaggio esplorativo nei territori della musica che Matteo da sempre ama, accompagnato da alcuni amici ed eccezionali musicisti che condividono la sua visione dell’arte e che hanno scelto di affiancarlo in questo tragitto.
LINE UP
Matteo Marchese: bass, synth, drum programming
Ila Scattina: voce
Filippo Filo-Q Quaglia: sound design
Luigi T-Bone De Gasperi: trombone
CREDITS BRANO
Musica di Matteo Marchese
Testo di Ila Scattina
Mix e Master: Mattia Cominotto @Greenfog Studio, Genova
Artwork di copertina di Ila Scattina
Label: The prisoner records
Publishing: Sounzone
Distribuzione: The Orchard
Press & Promo: Unomundo Agency
MATTEO MARCHESE – BIOGRAFIA
Matteo Marchese nasce a Genova nel 1976 da padre genovese e madre istriana e da piccolissimo si trasferisce in Val Camonica. I luoghi sono fondamentali per il suo futuro approccio alla musica. La contaminazione tra la calma del mare e la durezza della montagna lo porteranno a cercare un’unione tra i due ambienti. La distanza tra i luoghi viene percepita come la distanza tra le persone e nella musica trova il modo di sentire un’unione. Studia batteria world e funk e insieme ai suoi maestri scopre che il mondo può fornire una tavolozza di impressioni e di viaggi. Apre uno studio di registrazione con un socio, il Cavò Studio, che diventa una delle realtà jazz più affermate nei primi 2000. Lavora con Ishtar, Schema, Philology, Sony, Warner e con musicisti del calibro di Mario Biondi, Rosalia de Sousa, Lee Konitz, Fabrizio Bosso, Renato Sellani, Paolo Fedrigotti, Moni Ovadia, Ares Tavolazzi. Al lavoro di fonico e produttore affianca come batterista dal vivo e in studio artisti come Sirya, Ghemon, Robi Zonca, Ila and The Happy Trees, Tonino Carotone, Flabby. Nel 2005 Inizia il suo percorso alla scoperta della musica dell’uomo e con Carlo Sinigaglia stabilisce un nuovo modo di fare musicoterapia che viene descritto nel libro “Il giorno in cui abbiamo inventato l’acqua calda”. Inizia a tenere seminari e corsi (Fondazione Besta, Ospedale Don Gnocchi), oltre che a operare in contesti relazionali e di riabilitazione con forme di handicap grave. Decide di vendere lo studio e di usare la musica per aiutare le persone. In questo percorso impara quanto la musica possa fare per un essere umano e decide di farne la sua principale attività. Un modo di crescere come persona e musicista. Nella sua musica porta le esperienze fatte nel mondo parallelo della mancanza di relazione. Il disco “Dot” è la prima forma che Matteo ha trovato per descrivere geograficamente ed emotivamente il suo mondo cercando di unire i posti dentro e fuori di noi.
Ufficio Stampa Unomundo