Con il nuovo singolo “Amaro a metà”, Vangio ci regala una riflessione intima e profonda su un amore che, purtroppo, è destinato a rimanere incompleto a causa di ostacoli più grandi delle persone coinvolte, come la distanza. Un brano che sa cogliere la bellezza nelle difficoltà, dove il ricordo diventa l’unica forma di eternità. Il titolo stesso del pezzo incarna questa ambivalenza: un retrogusto amaro, ma solo a metà, perché nonostante tutto, le esperienze condivise sono state straordinarie.
Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo per Radio City Light, esplorando il processo creativo dietro la sua nuova canzone e il messaggio che vuole trasmettere ai suoi ascoltatori.
INTERVISTA
“Amaro a Metà” trasmette la dolcezza della nostalgia: quanto è difficile bilanciare malinconia e speranza in un brano?
Penso che in brani di questo tipo sia fondamentale avere un giusto equilibrio tra le due sensazioni, alla fine comunque, secondo me, la malinconia si nutre un po ‘ della speranza quindi quando si scrive di una in qualche modo, magari anche indirettamente si finisce a parlare pure dell’altra.
Scrivere canzoni ti aiuta più a elaborare il passato o a immaginare il futuro?
In realtà mi aiuta con entrambe le cose perché i motivi principali per i quali scrivo sono proprio assimilare cose che mi sono successe e scappare con la fantasia immaginando il futuro.
C’è stato un momento durante la scrittura in cui hai pensato di cambiare completamente la storia del pezzo?
No, non c’è stato, sono partito dal titolo che avuto le idee ben chiare rispetto a quello di cui volevo parlare fin da subito.
Quanto spazio lasci ai tuoi ascoltatori per trovare dentro “Amaro a Metà” la loro personale storia?
Cerco sempre di lasciare il giusto equilibrio come spazio tra quello che vivo e quello in cui ci si può rispecchiare come ascoltatore.
Se potessi trasformare “Amaro a Metà” in un film, che genere sarebbe?
Probabilmente sarebbe un teen drama.
