Tommaso Sangiorgi, con il suo nuovo singolo “Se tu fossi qui”, racconta il dolore di una friendzone devastante. Tra influenze di Mogol – Battisti e Lucio Dalla, il brano fonde cantautorato classico e indie, restituendo un’emozione autentica e personale.
Nell’intervista, il cantautore ci parla del processo creativo dietro il brano, nato di getto e affinato con il produttore Romolo Peluso. Il risultato è un pezzo che riflette il disorientamento di un momento difficile, ma universale. Nel futuro, l’artista ha già pronto altro materiale, con l’obiettivo di portare la sua musica dal vivo e condividerla con il pubblico.
INTERVISTA
Quali sono i tuoi riferimenti musicali e in particolar modo nell’ambito cantautorale?
I miei riferimenti musicali principali, soprattutto nell’ambito cantautorale, sono Mogol – Battisti e Lucio Dalla: rappresentano per me una sorta di perfezione nella scrittura. Ogni volta che scrivo una canzone, cerco — senza riuscirci – di avvicinarmi a quel livello. Hanno la capacità di guardare le cose semplici da una prospettiva nuova, che va oltre l’universo del poetico: è un punto di vista inedito e sorprendente. Questo per quanto riguarda i grandi del passato.
Cerco di mescolare quel tipo di cantautorato con influenze più contemporanee, come l’indie italiano. Calcutta, Gazzelle, e anche Cesare Cremonini sono nomi che sento affini al mio modo di scrivere e vivere la musica.
Come nasce un testo, quali sono gli input che raccogli e che trasformi in parole da cantare?
Un testo può nascere davvero in tanti modi diversi. A volte nasce semplicemente da un giro di accordi che il mio produttore suona in studio: quelle note, quel suono, riescono a riportarmi a un’esperienza vissuta, e da lì comincio a scrivere.
Altre volte accade il contrario: arrivo in studio con già un’idea in testa, perché mi è successo qualcosa il giorno prima o la settimana prima di cui sento il bisogno di parlare. In quei momenti il mio produttore, che non è solo un produttore ma anche un po’ uno psicologo, riesce a tradurre quella mia storia in musica, creando la base perfetta su cui far nascere il testo.
Ogni canzone parte sempre da un’esigenza autentica: mettere in musica ciò che vivo. Che siano relazioni finite male — o anche bene — serate con gli amici, o semplicemente momenti quotidiani che mi colpiscono. Insomma, tutto ciò che fa parte della mia vita trova spazio dentro una canzone.
È da poco uscito il tuo nuovo singolo. Quale messaggio vuoi trasmettere e, soprattutto, qual è stata la molla che ti ha spinto a scrivere questo pezzo?
La molla che mi ha spinto a scrivere questo brano è stato un palo clamoroso: una friendzone devastante.
Ero molto amico di una persona e, a un certo punto, il cuore ha preso il sopravvento sull’amicizia — almeno dal mio punto di vista. Mi sono dichiarato, ma la risposta è stata negativa. Da quel momento, oltre alla delusione amorosa, ho vissuto anche la graduale perdita di un’amicizia che io ritenevo importante.
Questo dolore ha dato vita a Se tu fossi qui, una canzone che è un urlo di malinconia, nostalgia e confusione. È il modo che ho trovato per dirle tutto ciò che non sono riuscito a esprimere a voce: quanto mi abbia fatto male il suo rifiuto, soprattutto per le modalità con cui è arrivato; quante cose sono rimaste sospese e non dette; quanto mi sono sentito disorientato, anche perché, nonostante tutto, lei continuava a farsi sentire in modo ambiguo — pur essendo già impegnata, fino a scomparire del tutto.
Più che voler trasmettere un messaggio preciso, quello che desideravo fare era restituire al pubblico una fotografia di un periodo che ho vissuto. Un momento difficile, ma anche molto comune: una situazione in cui tante persone possono riconoscersi.
Quanto tempo ha richiesto la realizzazione del singolo?
La scrittura del brano è andata di pari passo con la produzione. Nel giro di un giorno e mezzo, più o meno, il provino di Se tu fossi qui era già completo. Tutte le rifiniture successive a livello di produzione — curate da Romolo Peluso, il mio produttore — sono state sviluppate nell’arco di uno o due mesi. È stato un processo abbastanza naturale, nato di getto, ma poi lavorato con attenzione nei dettagli
Quali sono le collaborazioni che ti hanno aiutato alla realizzazione del brano?
La collaborazione che più mi ha aiutato nella realizzazione del singolo è, come per ogni canzone che faccio uscire, quella con Romolo Peluso. Come dicevo prima, oltre a essere un produttore formidabile, con una conoscenza della musica pazzesca, è anche un grandissimo “psicologo”.
Sa darti consigli di vita preziosi, utili davvero, e anche se probabilmente odierà che io lo dica, è la verità. Romolo è sempre lì, in prima linea, pronto ad aiutarti e spesso con poche parole riesce a farti vedere le cose in modo diverso, più chiaro.
Grazie alla sua capacità di tradurre il mio mondo in musica, tutto il processo — dalla scrittura alla produzione — è stato molto più fluido. Inoltre, mi sprona sempre ad andare più a fondo, a migliorare continuamente la mia scrittura, cercando autenticità e verità in ogni parola. E questo, per chi scrive canzoni, è forse il regalo più grande.
Se potessi avere la bacchetta magica, cosa desidereresti di più al mondo in questo momento?
Se avessi la bacchetta magica, in questo momento vorrei semplicemente potermene stare in un qualche posto sperduto nel mondo, a riva, sorseggiando un buon Long Island, e scrivere canzoni tutto il giorno. Solo quello. Nient’altro.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Nell’ultimo anno e mezzo mi sono praticamente rinchiuso in studio: è stato un periodo di vera e propria clausura creativa in cui ho scritto tantissime canzoni. Se tu fossi qui è il secondo singolo che pubblico da quel lavoro, ma ce ne sono molti altri pronti, e nei prossimi mesi usciranno nuove canzoni.
Nel frattempo, l’obiettivo è continuare a vivere — e poi scrivere nuove canzoni da ciò che vivo. E ovviamente portare tutto questo dal vivo, con tanti live, per far conoscere la mia musica faccia a faccia con le persone.
SOCIAL Instagram



