giovedì, 5 Giugno, 2025

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Intervista su Radio City Light ad IBRIDO che ci presenta il suo singolo “OSTAGGIO”

Dopo anni trascorsi come frontman in diverse band, Michael ha scelto di ricominciare da capo e di farlo sotto un nuovo nome: Ibrido. Un’identità che racconta fin dal principio il senso di dualità che lo accompagna, tra fragilità e verità, ombra e luce. Il nuovo singolo “Ostaggio” è il manifesto di questa rinascita: un brano intimo, attraversato da una forte componente spirituale, in cui il passato non è più una zavorra ma una tappa necessaria del cammino.

In questa intervista per Radio City Light, Ibrido ripercorre le motivazioni che lo hanno portato al cambiamento, racconta cosa significa sentirsi “ostaggio” e svela il legame profondo tra musica e identità. Una conversazione autentica, come il suo suono.

INTERVISTA

Perché hai scelto lo pseudonimo “Ibrido”?

Per una serie di motivi. Uno in particolare è legato alla figura di Stanley Ipkiss, interpretato da Jim Carrey in The Mask.

Il suo personaggio mi ha ispirato molto, evoca una sorta di dualismo.

Stanley è impacciato nella vita di tutti i giorni ma quando indossa la maschera, spariscono tutte le sue insicurezze e si trasforma nella versione più autentica, che non teme giudizio.

Mi sono sempre sentito così anch’io: nella vita reale a volte insicuro, mentre nella musica che per me è come la maschera, riesco a tirare fuori il mio lato più sincero e schietto.

Cosa ti ha spinto nel 2021 a chiudere con il passato e ricominciare da capo?

Durante il lockdown ho avuto modo di lavorare parecchio su me stesso, in questo caso la situazione aiutava.

Dopo anni passati a cantare come frontman nelle band, ho sentito che era arrivato il momento di mettermi in gioco come solista.

All’inizio non è stato per niente facile, cantare in gruppo ti dà una sorta di sicurezza, sai che qualcuno può pararti le spalle in caso di necessità.

C’è voluto coraggio se penso al passato che mi portavo sulle spalle, tanta insicurezza e timore del futuro.

Oggi ti senti ancora “ostaggio” di qualcosa, o hai trovato un equilibrio?

C’è stato un grande cambiamento in me da quando ho affidato i miei trascorsi a Dio. Mi sento di dire che i traumi passati non pesano più come prima, anzi, sono riuscito a vederli come parte del processo.

Qual è il tratto distintivo della tua musica che non sei disposto a cambiare?

Il lato ibrido che si respira nei miei pezzi, quando parlo degli alti e bassi, buio e luce. Non voglio perdere questo concept, credo renda giustizia al mio vissuto e al vissuto di tanti.

Quanto sei diverso dal Michael che ha iniziato nel 2008 con le prime band?

Ho guardato giusto un paio di settimane fa i filmini dei live dal 2008 ad oggi.

C’è una differenza abissale, quasi non mi riconosco, ero davvero un’altra persona.

Non per tutti è un percorso di crescita, molti artisti definiscono gli inizi come gli anni d’oro.

Per me non è stato così.

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