sabato, 20 Aprile, 2024

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Intervista su Radio City Light a MILO SCAGLIONI che ci presenta il nuovo disco “Invincible Summer”

A sei anni di distanza dal precedente album di debutto solista “Simple Present“, torna il songwriter Milo Scaglioni con Invincible Summer“, il nuovo disco già disponibile in distribuzione Artist First da venerdì 5 maggio 2023 su tutte le piattaforme digitali.

Un nuovo capitolo già anticipato dal singolo “Locked in a circle“, pubblicato a dicembre: un secondo romanzo di formazione musicale firmato dal menestrello che ama la psichedelia (come lo ha definito XL Repubblica nel 2017). Invincible Summer”, questo il titolo del nuovo album, fa riferimento ad un verso di una poesia di Albert Camus, in parte abbandona l’oscurità psichedelica a cui ci aveva abituato Milo Scaglioni, per accompagnarci verso una nuova dolce-amara e sopravvissuta speranza: quella di chi vive un’invincibile estate, anche nel più freddo degli inverni.

Noi abbiamo deciso di intervistarlo, a proposito di questo disco senza tempo che vive nell’underground milanese ma parla di una storia molto più lunga, da Manchester a Milano, passando per Roma e qualche altro periodo complicato. Ecco cosa ci ha raccontato Milo Scaglioni.

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INTERVISTA SU RADIO CITY LIGHT 

Questo album ha una lunghissima gestazione. Come hai sentito che era arrivato il momento di farlo uscire? 

Lunghissimo è un concetto astratto, come del resto ogni concetto. Ci ho messo parecchio, è vero. Principalmente perché il primo disco non ha creato grandi aspettative, dandomi il modo di lavorare su queste canzoni fino ad essere soddisfatto, e poi, in somma, c’è stato il Covid. Sono felice di aver aspettato perché sono molto soddisfatto, nessun rimpianto.

Attualmente sei in tour coi Baustelle come bassista. Eppure nel tuo disco non suoni il basso (che sembra essere il tuo strumento principale). Come mai? 

Ma suono il basso anche su invincible summer, anche se solo su un paio di canzoni (the sound of one hand clapping e beautiful daughter). Il fatto è che abbiamo registrato metà del disco in presa diretta e dovevo decidere se suonare la chitarra o il basso. Ho preferito concentrarmi sulla chitarra e chiedere a Roberto Dragonetti di suonare il basso nelle sessioni di ripresa live. Altri due bassi li hanno suonati uno il mio produttore (Electric Shush) e uno il fonico del blackstar studio, sono talmente belli che sarebbe stato sciocco risuonarli io.

Senti davvero questa “estate invincibile” a cui hai deciso di dedicare il disco? Ce ne parli? 

Non è esatto dire che ho dedicato il disco a qualcosa, la scrittura del disco è stata un procedimento fortemente inconscio, almeno dal punto di vista dei testi. Ha avuto diversi titoli provvisori, alla fine ho trovato che invincible summer fosse il titolo più sincero e bello per questa raccolta di canzoni e devo dire che mi piace davvero un sacco.

E rispetto al primo disco, cos’è cambiato? Pensi che si cambiata anche la scena musicale esterna? 

Direi che c’è stata una pandemia, è scoppiata la guerra in europa, sono morte diverse persone…principalmente. Non seguo nessuna scena musicale né mi sento parte di alcuna scena: mi piacerebbe molto ma in fondo starei mentendo a me stesso e mi chiedo se abbia ancora senso parlare di scene musicali quando il modo di fruizione della musica è cambiato così tanto, divenendo affare sempre più privato e lontano da luoghi di aggregazione che in effetti contribuivano a creare delle scene.

Per me è cambiato il mio modo di lavorare, credo di essere un po’ migliorato. Ho cambiato produttore e buona parte dei musicisti, ma non è escluso che un giorno ciò che è stato torni. Mi sembra che l’unica cosa importante per quanto riguarda la mia musica sia la qualità, mi auguro di riuscire a far cose sempre migliori.

Cosa non ti piace dell’essere “da solo” in questo progetto? E in che cosa invece ti trovi a tuo agio? 

Condividere un processo così intimo come fare un disco è un piacere, e in questo non sono affatto solo. Il fatto è che scrivere da solo è molto più faticoso, quindi sono ben felice di avere collaboratori, ma solo se ci si capisce veramente.

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