domenica, 19 Maggio, 2024

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Intervista su RADIO CITY LIGHT a KUBLAI che ci presenta il suo nuovo disco “SOGNO VERO”

É uscito questo mercoledì 12 aprile 2023 in distribuzione Artist First Sogno vero“, il nuovo disco di Kublai. Quattro tracce, una piccola collezione di paradossi, un nuovo EP per il progetto solista di Teo Manzo che segue la pubblicazione del omonimo disco d’esordio del 2020.

Co-scritto da Mamo (già batterista degli Io?Drama), e prodotto da Vito Gatto, questo disco attinge a piene mani dalla categoria dei sogni, tanto improbabili quanto rivelatori, sceneggiature che mostrano, senza risolverla, lambiguità del reale.

In questa intervista che gentilmente Teo ci ha concesso, ci ha parlato del suo rapporto con il delegare, perchè proprio sulla delega si base il progetto di Kublai, di come Kublai sia anche un progetto collettivo e di molto altro.

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INTERVISTA

A cosa fa riferimento il titolo Sogno vero? Centra qualcosa quando, nellaltro disco di cui avevamo parlato nel 2020, cantavi Sogno vivido?

Il titolo vuole ottenere un effetto straniamento, illuminare il campo scuro della nostra esperienza, e mostrarcene il paradosso, la circolarità, limpossibilità di risolverla e la necessità di conviverci. Un filo conduttore con il primo album c’è, ma riguarda più il paesaggio che i contenuti. Il sogno vivido a cui fai riferimento alludeva a una condizione mentale, a una malattia. Qui il sogno è una categoria ecumenica, di tutti.

Cos’è cambiato dal tuo esordio e chi sono i nuovi personaggi che si sono aggiunti al progetto? Quanto, musicalmente parlando, riesci a delegare?

Kublai è un progetto fondato sulla delega, non faccio alcuna fatica ad affidarmi, anzi. Cerco di fare mie le energie altrui. Guardo con grande sospetto chi non delega, lidea che dipenda tutto da noi è un’idea povera, limitante nella creatività. Un musicista non dovrebbe controllare o controllarsi, dovrebbe far scorrere, far confluire, muovere. In Sogno veroho lavorato con Mamo alla scrittura dei brani e con Vito Gatto alla produzione. È stato un lavoro corale, il risultato è opera di tutti e tre, senza prelazioni.

Ti riesci a identificare ancora nel personaggio di Kublai, anche a distanza di tre anni? Che cosa te lo aveva fatto scegliere? 

Penso che la figura di Kublai riassuma con buona efficienza le ragioni di questo progetto. Kublai è un figlio d’arte”, nipote del più noto Gengis Khan e, per questo, soffre il peso delle aspettative. Domina il mondo dal suo palazzo, ma non lha mai visto. Poi incontra Marco Polo, un orfanoche conosce il mondo e, attraverso i suoi occhi, Kublai sogna, allevia il suo fardello. 

Possiamo ritrovare dentro Kublai anche le influenze di De André, cantautore che dalla tua biografia è evidente che è stato segnante? 

Questo non saprei, dovresti dirmelo tu. Se ci fossero non le butterei di certo via. Penso che quando ci soffermiamo sulle influenze, nella musica, pecchiamo di pigrizia. De André è stato molto importante nella mia formazione, ma in Sogno veronon mi pare ci sia nulla che lo coinvolga, almeno non direttamente.

Cosa bolle in pentola adesso? 

Sto lavorando a nuovo album, questo sì più cantautorale in senso tradizionale. Poi continuo a collaborare con altri, anche da produttore. Più di tutto, vorrei portare Sogno verodal vivo il più possibile, con Mamo e Vito abbiamo imbastito un concerto che mi dà molte soddisfazioni.

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