Esce venerdì 16 giugno 2023 su tutte le piattaforme digitali il capitolo definitivo del progetto solista di Filippo Guidoboni, in arte, più semplicemente, Guidoboni, tra i nomi più interessanti della scena pop underground, complice della produzione di Alex Elena (Nominato ai Grammy, Alice Smith, Lily Allen, Citizen Cope tra i tanti) e Mattia Mari (L’Avvocato dei Santi, Giuda, Belladonna).
Un EP, già anticipato dal più recente singolo “NIENTE PARADISO“, che svela anche la focus track “CASA DEI MIEI“, raccontando la bellezza e la malinconia di un passato ormai lontano, racchiuso come se fosse una foto di famiglia, una di quelle che tieni nel portafoglio. E in particolare, “CASA DEI MIEI“, è un invito ad abbandonarsi alle emozioni e a lasciarsi trasportare dalla bellezza del ricordo.
Noi lo abbiamo intervistato e siamo partiti dal suo passato musicale.
INTERVISTA
“GLU” è il tuo EP di debutto, ma cosa c’è nel tuo passato musicale?
Ciao Radio City Light. Nel mio passato musicale c’è tutto quello che non avete sentito in questi brani. Lo so, è bizzarro. Sono cresciuto con le canzoni di Springsteen, poi sono arrivate le mie cugine che mi passavano i cd masterizzati degli Strokes, The Cure. Anche mia sorella (più piccola di me) mi ha sempre fatto scoprire cose nuove. Infatti sono arrivato molto tardi alla musica Italiana.Non mi piace esplorare. Piuttosto ascolto, assorbo e poi lo faccio mio.
Come mai racconti che, nella vita, avresti voluto fare il postino? E che cosa potrebbero avere in comune un postino e un cantautore?
Perché in realtà è come se lo fossi. Ha quel che di nostalgico, malinconico e romantico. Come il postino, consegno messaggi che possono essere amari o agrodolci, ma che portano sempre con sé la speranza di un futuro migliore.
Ci descrivi com’è casa dei tuoi? Come mai hai deciso di scriverci un pezzo?
Bella domanda. La casa dei miei è stata per 27 anni il mio punto di ritorno. Ci sta un parco di fianco a casa, ci sta la mia scuola media, ci stanno i compagni di scuola che non sento più (sposati, figliati, accasati). Ci stavano locali dove ho venuto le prime birre e fumato le prime sigarette. Ci stavano cantieri dove andavamo a fare gli scemi con una vecchia jeep Suzuki Samurai (che ho ribaltato da fermo, più o meno). Ci stavano i nonni che mi mancano ogni giorno della mia vita. Ci stava un cane ma adesso c’è ne un altro. Ci stanno i miei genitori. Le mie colonne che stanno invecchiando ma sono sempre più belli ogni giorno di più. Forse avevo bisogno di una canzone che sapesse di casa e che mi facesse bene ogni
volta che la canto o l’ascolto.
Quali altri artisti ti vengono in mente che hanno usato il loro cognome come nome d’arte? Ti sei ispirato a qualcuno di loro in particolare?
Ce ne sono tanti. L’unico che mi viene in mente adesso è Brunori Sas. Però non mi sono ispirato a nessuno. Mi hanno convinto a usare il mio cognome. Lo odio. Non mi piace. È la mia nemesi. Con tutto il rispetto per mio padre, mio nonno e tutti quelli prima di loro. Non ho mai avuto nomignoli o nomi d’arte. Poi più ci pensavo e più mi convincevo che fosse l’unica soluzione.
Ci racconti anche la copertina di questo EP?
Ma guarda, è molto semplice. È stata un’idea della regista Martina Mele (regista dei miei due videoclip “BELLA FIGURA” e “PORNO”). Siamo partiti dal titolo del EP e abbiamo fatto varie prove e questa era quella ci era piaciuta di più. Quel piccolo sorso di latte che vedete uscire dal contenitore è “GLU”.