venerdì, 3 Maggio, 2024

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Intervista su Radio City Light a Filippo Ghiglione che ci presenta il suo nuovo Ep “i TEMPORALI “

TRE STAGIONI. LA VITA SOGNATA, LA VITA VERA è il debut EP de I Temporali, nuovo progetto alt-folk di Filippo Ghiglione.

Questo EP parla di una stanza, un piccolo posto da arredare con cura e da fare proprio per tre stagioni, sette mesi e duecento giorni. Sei piccoli passi, sei canzoni da tenere strette da qualche parte dentro al cuore, per coltivare il dolore scaturito da una separazione. Il lutto, la perdita, il disorientamento. E poi, dentro questa stanza, imparare a fare di questo dolore qualcosa di proprio, farne una parte di sé. E finalmente uscire fuori.

L’EP si compone di sei piccole canzoni seminate così, come piccoli pezzi di un puzzle, e spogliate di tutto, fatte solamente di una chitarra, qualche sovraincisione vocale e una voce, vera protagonista con la sua emotività, insieme alle parole che la accompagnano. Ritrovare la propria voce, ritrovare sé stessi e capire che casa nostra, e quella piccola stanza, in fondo siamo noi, dovunque andiamo e dovunque andremo.

Lo abbiamo intervistato parlando di questo disco e di questa stanza, che però non ha a che fare con il 2020, un grande temporale che ci ha accomunato tutti.

Abbiamo ascoltato il tuo disco come I Temporali, un naturale seguito di ciò che avevi avviato come “followtheriver”. Cos’è successo che ti ha spinto a fare questo passaggio?

Ciao e grazie mille per queste domande.

Beh, suonerà ripetitivo ma… un grande temporale! Andando più nello specifico, è da molto tempo che volevo tornare a scrivere in italiano, ma negli anni avevo sviluppato proprio una fobia nei confronti della mia lingua madre, come se non mi sentissi all’altezza. Poi è successo questo grande temporale emotivo, appunto, che ha sconquassato tutto, e la scrittura in qualche modo si è sbloccata da sé. Mi è venuto naturale trasformarmi e prendere il nome dell’evento che ha generato questa energia creativa.

Dici che questo EP, il tuo esordio come I Temporali, parla di una stanza. Di che stanza parla? Questa tua “reclusione” ha a che fare con il 2020?

Questo esordio parla di una stanza che mi sono costruito in tre stagioni (appunto), tra la primavera e l’autunno del 2021. In questa stanza, in cui mi sono chiuso per affrontare una perdita e ricomporre i pezzi del puzzle di me stesso, ho fatto nascere, germogliare e crescere le mie canzoni, che poi sono diventate grandi alberi nel corso degli anni successivi. Alla fine di quelle tre stagioni, quando ho sentito di essere pronto, ho lasciato quella stanza per trasformarla in qualcos’altro, un luogo che esisterà sempre da qualche parte dentro di me. La reclusione emotiva vera e proprio invece, andava avanti da molto tempo prima.

Ti senti mai scoraggiato nel fare musica, da dopo il Covid?

Uno dei grandi cambiamenti che quel temporale ha portato in me è fortemente legato al modo in cui concepisco la presenza del “fare musica” nella mia vita. Mi sono sentito molto scoraggiato in passato, spesso insoddisfatto, infelice, rancoroso, e sicuramente il Covid ha contribuito ad aggravare il peso di tutte queste sensazioni. Ma quando ho sentito di rimettere in discussione il mio approccio alla musica, e il ruolo che ha all’interno della sfera di esperienze della mia vita, è come se sentissi di aver messo tutto nel suo giusto spazio. Come ricomporre le tessere di un puzzle, appunto.

E oggi ti senti ancora un temporale?

Oggi più che mai mi sento un temporale, pieno di pioggia buona, di quelli che arrivano all’inizio di settembre dopo un’estate arida e torrida, che portano le prime piogge nuove, fanno salire il petricore dall’asfalto e si fanno ascoltare al di là dei vetri delle finestre di casa, durante le domeniche mattine passate a letto, oppure scivolano sui finestrini dei treni a cui si è appoggiati mentre si scruta l’orizzonte e si cambia città, si cambia vita.

 

SOCIAL

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