giovedì, 25 Aprile, 2024

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Intervista ai Plug Out Head su Radio City Light

Il loro ultimo lavoro in studio risaliva a cinque anni fa, il full length Milkshake uscito nel 2016. I Plug Out Head non si sono propriamente fermati da allora, ma non è stato fino allo scorso anno che la band reggina è riuscita a ritornare in studio per lavorare ai nuovi pezzi, che hanno ora finalmente visto la luce del sole sotto forma di un EP di recente uscita, Apocalyptic Dream.

https://open.spotify.com/album/60TIW7Sah8waoPWazpcFdt

Ciao ragazzi, benvenuti su Radio Citylight. Cosa significa letteralmente “plug out head”?

Ciao a voi e grazie per l’intervista. L’intenzione era di scrivere “Testa scollegata” che letteralmente è Unplugged Head, ma non ci piaceva la “sonorità” della parola, e quindi abbiamo optato per Plug Out Head.

Abbiamo scelto questo nome perché per noi ascoltare la musica vuol dire anche scollegare la testa dal mondo reale, dai problemi di tutti i giorni, e speriamo che le persone che ascoltano le nostre canzoni riescano appunto a farlo.

 

Com’è stata la gestazione del vostro nuovo lavoro “Apocalyptic Dream”?

Lunga e difficile. Il nostro problema principale è sempre stato la distanza, e quando abbiamo iniziato a registrare le canzoni stavamo praticamente in quattro città diverse. Poi si è anche aggiunto il covid, che ha reso impossibile completare il tutto. Ma alla fine ci siamo riusciti.

 

Le sei tracce sembrano ordinate secondo una disposizione “di genere”: le prime più punk rock, a metà più alternative rock e infine una traccia hardcore. Come avete scelto l’ordine?

Le prime due canzoni ci sembravano le più azzeccate per fare da transizione dal nostro primo album, Milkshake, che è quasi totalmente punk rock. Quelle in mezzo sono le tracce forse più strutturate e “complesse” che abbiamo fatto fino adesso. Mentre Mad Wolf, il nostro esperimento hardcore, ci sta per chiudere l’EP in bellezza.

 

Come avete scelto le tematiche affrontate nei testi del disco?

Non abbiamo un vero e proprio modus operandi per scegliere le tematiche delle canzoni, ma può succedere in modi diversi. Per esempio se Davide, Gianluca e Isa – rispettivamente chitarra, basso e batteria – scrivono una melodia, Bruno cerca di cogliere “l’atmosfera” della canzone e scrive di conseguenza. O capita anche delle volte che componiamo tutti insieme in sala prove, o che magari solo due membri del gruppo si vedono e compongono parte della canzone, ecc…

 

Di tutte le esperienze live che avete fatto, quale vi è rimasta più nel cuore?

Sicuramente il Gambarie Rock Festival del 2018! L’evento è stato spettacolare, il palco ben allestito e abbiamo spaccato tanto. Il fatto di essere “in casa” ha aiutato molto e anche la location era molto bella. Al secondo posto, da menzionare, sicuramente il Rock in Roma del 2014.

 

Programmi per i prossimi mesi dopo l’uscita del disco?

Ci stiamo già muovendo per provare a organizzare delle date in Italia e sicuramente continueremo i pezzi che abbiamo da parte e ne comporremo di nuovi.

 

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