“1965: al di là del confine”, il nuovo singolo di Sergio Giangaspero estratto dal nuovo album “Favole e canzoni”
E’ un brano che racconta la storia di un uomo che, dopo vent’anni, fa ritorno nel luogo in cui è cresciuto e che era stato costretto a lasciare. Ispirato all’esodo giuliano-dalmata avvenuto dopo la seconda guerra mondiale, il pezzo è un tributo alla drammaticità di quel periodo storico.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Sergio Giangaspero qui a Radio City Light dove ci ha spiegato piu dettagliatamente il suo nuovo singolo
INTERVISTA
“Favole e canzoni”. Come è nato questo progetto?
Questo progetto è nato dal fatto che ho molti colleghi e amici che lavorano con ottimi risultati in tribute band e cover band. Al di là del risultato musicalmente ottino, trovo che riempire le sale da concerto con la creatività altrui sia discutibile, da ragazzo quelle cose le facevo in spiaggia davanti a un falò.
Hai deciso di rileggere vecchie composizioni giovanili. Cosa ti ha motivato a tornare su quel repertorio dopo tanti anni?
Ci sono state due contingenze particolari che hanno portato a questo lavoro: la prima è stata la pandemia, che mi ha permesso una vasta rilettura della mia produzione giovanile; la seconda è che mi sono accorto, mammano che procedevo con la lettura, che i testi mi rappresentano oggi come qualche decennio fa. Così ho lavorato molto sulle musiche e sulla rifinitura dei testi, a tratti un po’ troppo dettati dalla giovane età.
In che modo questo album segna una svolta nel tuo percorso artistico e personale?
Non direi che sia una svolta, piuttosto un episodio che testimonia il primo amore della mia adolescenza, cioè la canzone d’autore italiana, un amore che non è mai venuto meno nonostante io abbia preso strade molto diverse negli anni seguenti.
Hai scritto e arrangiato ogni brano personalmente. Qual è stato il processo creativo dietro questo lavoro così autentico?
Per me la sccittura è un irresistibile giro di giostra, un divertimento assoluto. Non so se si possa chiamare propriamente processo creativo, ma di certo ho riscoperto la gioia di plasmare suoni e parole, tanto che ora sto lavorando ad altri pezzi.
Quale delle “favole” dell’album senti più vicina al tuo vissuto oggi, e perché?
“Promessa” racconta di una serata con musica dal vivo in cui la gente balla e si diverte; il finale è un invito a dare la possibilità ai bambini di studiale la musica. Sono anche insegnante da più di 30 anni, direi che questo pezzo mi rappresenta in pieno.
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