domenica, 5 Maggio, 2024

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Intervista a Marco Bugatti su Radio City Light che ci presenta il suo nuovo brano “AMEN”

Dopo l’uscita del suo ultimo singolo Fare casino, Marco Bugatti pubblica il suo nuovo brano intitolato Amen, con la produzione artistica di Matteo Agnelli. Se la canzone precedente era un pezzo rock divertente e trascinante, su Amen l’ex frontman dei Grenouille smorza leggermente i toni virando verso un sound più acustico e dominato da influenze blues, ma pur sempre di chiaro stampo rock. Ecco cosa ci ha raccontato a proposito del pezzo!

Come ti sei approcciato alla musica? Quando hai capito che questa sarebbe stata la tua strada?

Quando avevo sette anni ero a cena da amici di famiglia e una di loro si mise al pianoforte. Mi ricordo distintamente che riuscivo a sentire la musica e ad associare i suoni al movimento delle mani. Fu un colpo di fulmine. Stressai i miei genitori come solo un bambino di sette anni sa fare, fino a che non mi iscrissero a lezioni di piano. Poi, da ragazzo, arrivò Nevermind dei Nirvana e tutto cambiò di nuovo. In quel momento scoprii il mio registro espressivo.

Sei stato per anni leader dei Grenouille. Cosa ti ha lasciato questa esperienza oggi?

I Grenouille sono stati la mia palestra di scrittura. Avevo questo fortissimo desiderio di scrivere canzoni grunge in italiano e ci provai così tanto che alla fine ci riuscii. È stato il mio periodo di maggior successo: venivamo invitati alle feste del Jungle Sound, facevamo interviste per canali televisivi musicali e firmavo autografi. Ho aperto ad artisti importanti e suonato anche su palchi piuttosto grossi come Carroponte o Alcatraz. Eravamo sulla bocca di tutti nell’ambiente. Dicevano che sarei stato il prossimo Manuel Agnelli, sembrava sicuro che ce l’avremmo fatta. Poi non successe. Sicuramente quell’esperienza mi ha lasciato una forte disillusione nei confronti dell’ambiente musicale cosiddetto indipendente. Ero convinto fosse un collettivo in cui si possono creare sinergie e collaborazioni costruttive, ma la verità è che anche i musicisti alternativi sono quasi sempre spudoratamente egoisti e fortemente arrivisti.

Il tuo nuovo singolo si chiama Amen. Di cosa parla la canzone? Ha qualcosa a che fare con la religione?

Sono sempre stato orgogliosamente agnostico e profondamente anticlericale. Quando utilizzo qualche termine religioso nelle mie canzoni (come nel brano Santa Maria) è sempre in modo sarcastico. Per me l’istituzione cattolica non è nient’altro che sinonimo di manipolazione su scala mondiale. In questo caso utilizzo un termine a loro caro per dire che io non mi lascio manipolare da nessuno. È un po’ come quando indossavo il rosario come fosse stato un pendaglio. Mi diverto a togliere potere ai loro simboli.

Chi sono i tuoi artisti (musicali ma anche non) di riferimento quando scrivi le tue canzoni?

Vasco Rossi, Negrita, Nirvana, Pearl Jam, Stone Temple Pilots, Vinicio Capossela. Mi piace essere molto sintetico e diretto e parlare della realtà che mi circonda, una lezione che ho imparato dalla scena punk ’77.

C’è qualche artista della nuova generazione che ti ha colpito particolarmente?

Ultimamente ho scoperto Battista. Mi piace, mi ricorda Bugo quando faceva ancora musica alternativa. Poco altro. Un gruppo noise che si chiama Duocane. Non mi piacciono i Maneskin; trovo i loro testi pomposi e ridicoli.

Leggiamo che prevedi altre uscite nel corso dei prossimi mesi. Ci puoi anticipare qualcosa?

Certamente. Ho già altri due pezzi pronti che aspettano solo di essere pubblicati. Uno semiacustico in stile anni ’60, l’altro molto cantautorale, una specie di crossover tra Jannacci e Pete Doherty. Un piccolo gioiello, molto divertente. E tanti altri in cantiere assieme a Matteo Agnelli, il musicista che mi cura gli arrangiamenti. Gli ho già detto che la prossima volta usciamo come “arrangiamento di M. Agnelli”, così giochiamo sul fraintendimento e diventiamo famosi. Mi adeguo ai tempi che corrono.

 

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