domenica, 5 Maggio, 2024

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Intervista a CROCE ATROCE su Radio City Light che ci presenta il suo nuovo album “QUEER ELEISON”

É uscito venerdì 2 giugno 2023, per Freak & Chic e in distribuzione Artist First, il nuovo album del progetto Croce Atroce. Un nuovo capitolo dal titolo “Queer Eleison” che segue i precedenti album “Alda Merinos” ed “Anna Piaggio”, già anticipato dai singoli “Dimmelo Dammelo” e “Disco Crisco”. Il titolo dellalbum in uscita, già anticipato dal singolo “Dimmelo Dammelo” pubblicato ad aprile, è un adattamento del Kyrie Eleison, preghiera della liturgia cristiana che significa Signore, pietà”, inteso come Signore, sii benevole. Qui diventa “Queer Eleison”. Associando due mondi che sembrano opposti, la religione e la queerness, questo progetto musicale esplora lessere queer alla luce dellidea di fede.

Queer è una persona che non è quello che questa società vorrebbe che sia, e vive con la missione di provocare e infrangere le regole e i canoni del buoncostume. Queer Eleison, attraverso le parole, la musica, le situazioni descritte, le riflessioni e i punti di vista proposti, vuole rappresentare una realtà che esiste e che è sempre più consapevole della propria importanza. La religione e il tabù del sesso, hanno plasmato unItalia oggi più che mai lontana dallidea di poter vivere liberi da qualsiasi costrutto. Essere queer oggi in questo paese, vuol dire far leva soprattutto su questi temi per scardinare i nostri modelli sociali tossici. La religione, sempre presente nella vita della Croce per varie implicazioni non spiegate in questo contesto, offre termini e metafore funzionali a una narrazione realistica del mondo arcobaleno nel contesto della città di Milano, città in cui questo lavoro trova linfa e ispirazione.

“Queer Eleison” è quindi un progetto queer e, in quanto tale, vuole e deve supportare la scena artistica rainbow presente nel luogo in cui è nato. Queste personalità rappresentano il dreamteam che si desidererebbe coinvolgere nelle varie produzioni che, forse, per la prima volta nei loro percorsi, avrebbero loccasione di parlare di questo mondo con tutta la libertà creativa che meritano. Tutti questi nomi frequentano e hanno già collaborato con la Croce, quindi ne conoscono già la personalità, il linguaggio e lespressione comunicativa: queste collaborazioni avverranno nel rispetto del progetto e del personaggio.

Abbiamo parlato di scena queer e religione, ed ecco com’è andata.

INTERVISTA

Accostare la religione cattolica ad un certo tipo di estetica potrebbe essere anche rischioso. Com’è andata sinora?

Finora è andata benissimo! Ma sai forse perché? Perché già nella normalità della vita quotidiana, la religione cattolica è comunque sempre associata a immagini problematiche. Prega chiunque, dal politico al mafioso, dal corruttore al terrorista, la preghiera fa parte delle persone di qualsiasi natura. Perché dovrebbe essere un problema se a sto giro ne parla una drag? Ogni persona, ogni categoria ha la propria estetica, si ok la nostra è particolarmente colorata, ma è onesta, non è cattiva, quindi davvero non vedo dove possa essere il problema.

Il personaggio della Croce inizia nel 2012, ma la sua attività discografica in realtà arriva solo qualche anno fa. Da quale esigenza è iniziata la tua attività musicale vera e propria?

Diciamo che la miccia si è accesa in pandemia, quando tutti abbiamo avuto l’occasione di fermarci e riflettere. Anche per me è stato un momento di fermo come mai prima d’ora, e fortunatamente mi è venuto il coraggio di infrangere un mio tabù, ovvero quello della scrittura. Per me non è stato così automatico fermarmi e prendere una penna in mano. Poi diciamo che la musica la ascolto da una vita, ho proprio ascoltato di tutto negli anni, quindi avevo già capito che una persona, per fare musica, ha completamente carta bianca, non deve per forza inseguire una reference.

Quali sono state le fasi e i look che hai sperimentato con la Croce?

Non posso dire di aver vissuto delle fasi, posso però dire che il personaggio si è evoluto con gli anni. Il drag è un discorso molto personale, non c’è una ricetta e non ci sono regole comuni per viverlo. Io semplicemente ho iniziato a praticare questo sport e, di volta in volta, sono evoluta gradualmente, senza esplorare fasi specifiche. Lo step più importante che ho vissuto, però, è stato quello di aver conosciuto Lorenzo Seghezzi, il designer queer che ora realizza praticamente tutti i miei outfit. Nel farlo gli do pochissimi input. Semplicemente io gli dico che mi serve roba nuova e lui mi consegna una borsa con delle nuove creazioni, così, a sorpresa. Lui mi conosce bene e ogni volta mi lascia a bocca aperta!

Il mese del Pride è molto sentito a Milano. Com’è andata sinora? Quali situazioni ed iniziative hai vissuto sinora? Qualche tips per viverselo al meglio?

Ora che rispondo il mese del Pride si è concluso, ma diciamo che comunque per noi della rainbow community, è un mese importante ma anche una sorta di formalità da calendario che ci serve per farci conoscere. Per noi ogni mese è il Pride Month, ogni mese organizziamo eventi, partecipiamo a incontri o iniziative, in ogni periodo dell’anno viviamo occasioni che parlano a e della community rainbow. E aggiungo per fortuna! Perché non bisogna ridurre la nostra vita attivista solo ad un mese all’anno. Ecco vorrei che questa cosa fosse sdoganata anche a chi ci guarda e non ci vive, a chi è al di fuori della comunità arcobaleno e ci osserva da lontano o comunque solo a giugno. A me non basta un mese all’anno, voglio che tutti i mesi siano rainbow per tutti!

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