giovedì, 6 Novembre, 2025

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Intervista a CENERE su Radio City Light che ci presenta il suo nuovo brano “ISOLE”

“Isole” è il nuovo singolo di Cenere, un viaggio sonoro sospeso tra arpeggi e groove, raccontato in questa intervista per Radio City Light.

Con questo brano, l’artista prosegue il suo percorso di ricerca e sperimentazione, costruendo una traccia che parte in punta di piedi e cresce progressivamente fino a un groove deciso, denso di sfumature e profondità emotiva.

Prodotto insieme a Renato D’Amico, “Isole” unisce istinto e precisione, intrecciando chitarre e synth in un flusso ipnotico dove i delay e le dinamiche diventano protagonisti. La scelta di rinunciare ai piatti della batteria, utilizzando soltanto timpano, cassa e rullante, dona al brano un’identità sonora nitida e affilata, capace di valorizzare ogni dettaglio e di rendere l’ascolto immersivo.

“Isole” è un viaggio interiore che alterna intimità e tensione, delicatezza e potenza, fino a un crescendo finale che amplifica l’energia emotiva. Con la sua cura minuziosa per la timbrica e un approccio vocale istintivo e viscerale, Cenere trasforma ogni suono in emozione, ogni emozione in immagine, confermando una sensibilità artistica capace di unire visione e autenticità.

INTERVISTA

Il brano parte in punta di piedi e cresce fino a un groove deciso. Come avete lavorato alla costruzione di questa dinamica sonora?

Istinto e sperimentazione, il primo riff era molto fitto e stoppato, Renato ha usato un effetto per dimezzarlo fino all’ingresso della batteria e il risultato è stato incredibile, quasi come se la prima parte fosse un elastico che lentamente si tira fino ad arrivare all’apertura del ritornello.

I delay ipnotici e i synth hanno un ruolo importante nell’atmosfera di “Isole”. Qual è stata la scelta più coraggiosa in fase di arrangiamento?

Sì, le chitarre e i synth danno un’atmosfera onirica al brano e una continuità molto suggestiva, ci siamo abbandonati a un flusso spontaneo a armonico nelle scelte dell’arrangiamento, ma una della particolarità su tutti i brani dell’EP è stata quella di non usare quasi mai i piatti della batteria, solo timpano cassa e rullante, una scelta controintuitiva su dei brani con sonorità rock. Questa scelta ha reso tutto il sound più nitido e affilato.

Renato D’Amico ha dato un contributo fondamentale al sound. In cosa ha trasformato le tue prime idee musicali?

Prima di entrare in studio di registrazione, io e Rebecca abbiamo dedicato molto tempo all’arrangiamento e alla preproduzione, un lavoro approfondito che Renato ha riconosciuto e rispettato. Sul piano sonoro, però, il suo intervento è stato determinante: ha saputo valorizzare e amplificare le atmosfere già presenti nei brani con una cura minuziosa e un gusto raffinato, mantenendo sempre fede alla mia visione artistica.

Quanto conta per te la ricerca timbrica rispetto alla parte testuale di un brano?

In generale, il mio approccio al canto e alle melodie è profondamente istintivo, quasi viscerale. In questo brano, inizialmente avevo scelto una timbrica molto bassa, con cori alti e lontani, come echi distanti. Il nuovo arrangiamento ha completamente ribaltato l’equilibrio del cantato, sorprendendomi in modo straordinario: ha reso il pezzo più intenso, più toccante, e incredibilmente vicino alle emozioni che mi hanno attraversato mentre lo scrivevo.

Se dovessi descrivere “Isole” con tre parole che appartengono solo al linguaggio musicale, quali useresti?

Arpeggio, Groove, Crescendo: perché “Isole” parte con la delicatezza di un arpeggio che crea un’atmosfera rarefatta, poi lentamente scivola su un groove che culmina in un crescendo che gradualmente amplifica l’energia emotiva.

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